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Vista l'importanza
delle fonte ferruginosa per tutta la popolazione di Santa
Caterina Valfurva, nacquero subito delle leggende,
intorno alla sua origine come quella riportata qui sotto,
che fa risalire ad una apparizione di S. Caterina, alla
quale Don Baldassarre doveva essere devotissimo, la scoperta
e gli effetti miracolosi dell'acqua. |
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LA
LEGGENDA DI SANTA CATERINA VALFURVA
tratta dal libro: - La storia e la mistica
di Santa Caterina Valfurva - Italo Pedrazzini |
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Italo
Pedrazzini motiva l'intitolazione delle acque a Santa
Caterina con un suggestivo racconto, fra storia e leggenda,
che prenderebbe le mosse dal rinvenimento di una croce
di ferro seminascosta nella corteccia di un albero della
Val Zebrù "Giorgio Fogliani botanico anni
24 cadde dalla rupe 1696. Don Baldassare Bellotti pose":
le parole scritte sul ferro. Dal che, attraverso una
accurata indagine il Pedrazzini giunge a ricostruire la
vicenda nel modo seguente. |
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Sul finire del XV secolo, a Bormio, viveva un giovane
di nome Giorgio Fogliani che, come don Baldassare Bellotti,
parroco della Valfurva, era studioso di botanica: Entrambi
autodidatti, sapevano leggere in ogni filo di erba una
storia e nessun segreto celava loro la misteriosa flora
alpina. Non di rado le scientifiche escursioni dei due"colleghi"
erano allietate dalla nipotina del parroco, Silvana, rimasta
orfana in tenera età ed allevata dallo zio come
una figlia. Di lei si narra che fosse una bellissima ragazza,
intelligente ed estroversa, e che fosse, inoltre, l'idolo
di tutta la contrada.
Un giorno, allo sbocco della Val Zebrù, Giorgio
accingendosi a raccogliere dei fiori, precipitò
da una rupe perdendo la vita. La ragazza, scioccata, cominciò
dapprima a deperire poi, dopo lungo tempo, ad ammalarsi.
Invano Don Baldassare fece ricorso alla sua scienza medica,
alle sue erbe ed a nulla servirono le varie visite dei
medici: Silvana andava via via spegnendosi!
Al povero parroco non restò più nulla da
fare se non pregare ed in particolar modo una santa, Santa
Caterina, a cui egli era particolarmente devoto, forse
perché Lei, utilizzando elementi naturali come
le pietre, guariva dalle coliche. Ai primi albori del
30 Aprile 1698, dopo una notte passata a vegliare ai piedi
dell'altare, il parroco ebbe una visione: gli parve di
essere in località Pozzo di dentro e di vedere
la Santa mentre lasciava cadere dei fiori "rugginosi"
(fiori di rododendro) in un avvallamento ai piedi di un
pino bruciato da un fulmine.
Da quel punto sgorgò uno zampillo di acqua limpidissima
e frizzante, con un accentuato colore ruggine e "gusto
metallico". Ferro! Ferro! gli avevano detto i medici
e riprendendosi da quella visione si incamminò
con passo spedito verso la sorgente in località
Pozzo di dentro, che da quel momento assunse il nome di
S.Caterina, per attingere l'acqua miracolosa. Ed il prodigio
si compì in meno di un mese, Silvana, salvata da
morte certa, si ristabilì continuando la cura proprio
a Santa Caterina. |
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Quando
parecchi anni dopo, il 20 marzo 1710, la domenica delle
Palme, Don Baldassare morì, sorse nella mente di
Silvana una precisa vocazione: essa doveva votare a Dio
quella vita che Dio le aveva ridato. Finì poi la
sua vita a 33 anni nel Convento delle Marcelline presso
Empoli. |
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